Uscire è ascoltare con il cuore

I Verbi del Cuore

Uscire


Il verbo “uscire” (il primo dei cinque, che hanno fatto da traccia per il convegno di Firenze) è stato commentato da papa Francesco in Evangelii Gaudium con questi altri: prendere l'iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare, festeggiare. Azioni che rimandano ad altre azioni nella visione complessiva di un cristiano scattante e di una Chiesa in cammino.
A proposito di questo “stile” - che è contenuto nella dizione “Chiesa in uscita” - siamo invitati a “liberare le nostre strutture dal peso di un futuro che abbiamo già scritto, per aprirci alle parole dei contemporanei che risuonano anche nei nostri cuori”.
Siamo tutti invitati ad ascoltare lo smarrimento della gente di fronte alle scelte drastiche che la crisi globale sembra imporre e anche a curare con tenerezza tanti gesti di umanità buona disseminati nelle pieghe della vita quotidiana.
Si esce (da sé, dalle nostre abitudini, dalle nostre tradizioni...) anzitutto assumendo uno stile delicato di ascolto e comprensione del presente. Talvolta ci manca l'attitudine ai movimenti calmi, agli sguardi attenti, all'attenzione ai dettagli. Comunicazioni aggressive, gridate e giudicanti possono lasciare lo spazio a conversazioni molto attente anche ai bisbigli e ai sospiri dell'altro...
Uscire è lo stile dei cristiani missionari: donne e uomini che per primi prendono l'iniziativa, perché vivono “un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell'aver sperimentato l'infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva” (EG, 24).
Uscire significa anche passare in rassegna i nostri giudizi sull'operato altrui in tutti i campi, istituzioni e politica comprese, per provare ad esercitare lo sguardo della miseri-COR-dia, l'approccio di chi coglie il bene e lo evidenzia. Esercizio impegnativo, anacroni-stico, forse disorientante, ma fondamentale, se non si vuole incap-pare nella semplice ripetizione di ciò cui siamo abituati (quante volte si sente ripetere la frase: “si è sempre fatto così”!?).
Per uscire è necessario coinvolgersi, che vuol dire assumere la vita umana fino in fondo, nel servizio operoso e non esitante. Mentre riflettiamo sulle fatiche, le pratichiamo. Mentre ci interroghiamo sulle persone fragili che abitano la nostra città, cominciamo ad accoglierle. Mentre definiamo il nuovo volto della comunità missionaria oggi, ci disponiamo ad usare con generosità il nostro denaro, ad accorgerci dei bisogni dei vicini di casa, a migliorare la qualità delle relazioni tra colleghi e parenti.
Uscire è accompagnare, ovvero attivare insieme processi di
trasformazione e di crescita e sostenersi nello starci dentro. Il compito educativo, con i piccoli e con gli adulti, è un percorso che chiede processi complessi, risultati altalenanti, attese pazienti. 
 

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